Piano di evacuazione e di emergenza

Il peggior piano di emergenza è non avere nessun piano. Il secondo peggiore piano è averne due.
La valutazione del Rischio Incendio è una parte integrante della Valutazione dei Rischi e il metodo di valutazione è regolato dal Decreto Ministeriale 10 marzo 1998; quest’ultimo impone alle realtà con più di 10 dipendenti di pianificare delle procedure da attuare in caso di incendio.

Tuttavia è bene precisare che spesso i Vigili del Fuoco prescrivano quest’obbligo anche ad aziende con meno di dieci dipendenti, in quanto le loro specificità li porta a doverlo adottare. Le procedure da attuare in caso di emergenza sono riportate all’interno del cosiddetto Piano di Evacuazione e di Emergenza, il quale come il Documento di Valutazione dei Rischi ha dei contenuti minimi che sono:

  • le caratteristiche dei luoghi con particolare riferimento alle vie di esodo;
  • il sistema di rivelazione e di allarme incendio;
  • il numero delle persone presenti e la loro ubicazione;
  • i lavoratori esposti a rischi particolari;
  • il numero di addetti all’attuazione ed al controllo del piano nonché all’assistenza per l’evacuazione (addetti alla gestione delle emergenze, evacuazione, lotta antincendio, pronto soccorso);
  • il livello di informazione e formazione fornito ai lavoratori.

Come accade però per la Valutazione dei Rischi, è bene precisare che la sicurezza in azienda non è più valutata in termini prescrittivi, ma anche prestazionali, in pratica è necessario che al piano di emergenza ben scritto e confezionato, corrispondano altrettanto buoni comportamenti in caso di incendio.

Purtroppo in molte realtà aziendali non vi è questa corrispondenza ed è per questo motivo che Quid si è posta degli standard nella redazione dei piani di emergenza che soddisfino non soltanto i contenuti minimi del Decreto, ma che tengano conto di tutti quei fattori umani che influenzano le situazioni di emergenza.

È importante notare che studi scientifici dimostrano che in caso di emergenza le persone tendono ad adottare dei comportamenti non finalizzati all’evacuazione, bensì parlano tra loro al fine di rendersi conto quale sia la causa di evacuazione; aspettano altri indicatori come la visione del fuoco o l’odore del fumo; si accertano della presenza di persone che urlano. Questi comportamenti sono chiamati “milling” e rendono l’evacuazione molto più lenta creando situazioni di pericolo.

Lo scopo dei nostri piani di emergenza è raccogliere le preziose esperienze dei componenti dell’azienda e inglobarle in uno strumento personalizzato che permetta di gestire tutti gli scenari ipotizzabili, adottando i comportamenti idonei per gestire l’emergenza.